La boxe femminile ostaggio dei cromosomi maschili
Giovanni Sallusti · 9 Agosto 2024
Cari ascoltatori, stasera si svolgerà a Parigi la finale olimpica del pugilato femminile – almeno così lo chiamano e noi ci adeguiamo al dogma mainstream – in cui si sfideranno l’algerina Imane Khelif e la taiwanese (non “cinese di Taipei”, perché Taiwan è una società libera) Liu Yang: entrambe sono al centro di polemiche da giorni, perché in entrambe sono stati rilevati cromosomi maschili, cioè XY, e alti livelli di testosterone, motivo per cui erano già state squalificate ai mondiali.
Ciò nonostante, i giornaloni da settimane ci assicurano che queste atlete non hanno goduto di alcun vantaggio competitivo grazie alla loro condizione, che sono donne che hanno combattuto con donne, nulla c’è stato di strano o viziato. Fatto sta che in finale ci sono andate proprio queste due, dopo aver assistito a scene piuttosto anomale, tipo l’abbandono dopo una manciata di secondi della nostra Angela Carini: una che ha lavorato e si allenata per quattro anni sognando le Olimpiadi non abbandona per una questione ideologica, e infatti Angela si è ritirata perché i pugni erano sproporzionatamente violenti. La pugile turca che ha affrontato la taiwanese invece ha chiuso l’incontro in polemica, facendo il gesto della X con le mani, riferendosi appunto alla differenza di cromosomi.
Dunque, se non volete passare per reazionari, sessisti, retrogradi e anti-diritti dichiarate che è di sicuro un caso che stasera si giochino la medaglia d’oro le due atlete con il testosterone alto e i cromosomi maschili. E se pensate che stasera sul ring andrà in scena un pezzo di mondo al contrario, pensatelo sottovoce.
Titti Di 10 Agosto 2024 alle 17:07
Non ci stiamo giocando le Olimpiadi ma il futuro del mondo. Tra transgenderismo e transumanismo se non ci difendiamo siamo finiti